Fellini è stato un grande personaggio per il nostro territorio. Amava Fregene e Fregene amava lui e Giulietta Masina. Sono davvero molte le persone che li hanno incontrati durante le loro passeggiate nella pineta monumentale oppure hanno fatto da comparsa nei suoi film o, semplicemente, insieme a questa meravigliosa coppia così nota, e al tempo stesso così semplice, si sono scattati una fotografia. A Fregene Fellini è nato come regista, grazie a "Lo sceicco bianco". E a Fregene ha girato altri film, altri ancora li ha scritti, altri li ha semplicemente pensati. Quando Fellini e la Masina se ne sono andati si sono portati via un pezzetto di noi e del nostro territorio. Ora, a 20 anni dalla scomparsa, vogliamo ricordare nella giusta maniera un regista che ha reso la nostra località famosa in tutto il mondo.

Esterino Montino
Sindaco del Comune di Fiumicino



Nel ventennale della scomparsa di Federico Fellini, il Comune di Fiumicino ha voluto fortemente dedicargli un omaggio speciale con una serie di eventi, distribuiti in tre giorni, per sottolinearne ancora un volta l’unicità del suo percorso artistico ed anche il rapporto speciale che Fellini ha avuto con Fregene ed i suoi film hanno contribuito a far conoscere Fregene in tutto il mondo.
La nostra scelta per i film è stata quella di inserire nel programma tre film come "Lo sceicco bianco", che segna il debutto registico di Fellini, con Alberto Sordi e Leopoldo Trieste girato a Fregene e che si avvale di una sceneggiatura firmata da Michelangelo Antonioni ed Ennio Flaiano; "Giulietta degli spiriti", primo film a colori immerso nella magia della famosa pineta di Fregene; "Che strano chiamarsi Federico" di Ettore Scola, un ricordo-ritratto di Federico Fellini raccontato dall'autore pieno di ricordi, frammenti e momenti ricostruiti a Cinecittà alternati a materiali di repertorio.

Desidero esprimere il mio apprezzamento a coloro che hanno contribuito alla realizzazione dell'omaggio a Fellini: Adriano Pintaldi Presidente di Roma film festival curatore di questa pubblicazione dedicata al Maestro, Marco Sani Pres. di Fregene per Fellini, Il Centro Sperimentale-Cineteca Nazionale, Cinecittà Luce e Roberto Cicutto. Bim Distribuzione, Enrico Vanzina, l'Associazione Culturale Cine Club Fregene per Fellini, Marina Pallotta, Anna Longo, Parco Leonardo UCI cinema, La Pro Loco Fregene, Stefano Manduzio, Luigi Giordano, Sara Zaccaria, Silvio Peroni e a coloro che hanno partecipato e parteciperanno.
Siamo lieti di aver potuto promuovere questo evento dedicato ad un grande Maestro come Federico Fellini consentendo, soprattutto ad un pubblico dei più giovani, di scoprire ed apprezzare l'eccellenza del nostro cinema "d'autore".

Daniela Poggi Assessore alla cultura, politiche giovanili, pari opportunità, diritti degli animali.

F.E.L.L.I.N.I.

Fantasioso Estroverso Leggendario Libertino Incontenibile Narcisista Immortale

di Adriano Pintaldi
Presidente Romafilm festival

In occasione del più grande evento dedicato a Federico Fellini con una Mostra ed una rassegna completa dei suoi film restaurati e ristampati, che ho realizzato con Cinecittà International e presentato a New York e successivamente ad Amsterdam, Mosca, Sidney e Tokyo, ebbi modo di scrivere nella prefazione del libro TuttoFellini: "Che cosa si può dire o scrivere di una personalità della statura di un uomo che, a parte 11 cinema, è universalmente e indiscutibilmente riconosciuto come uno dei più grandi artisti di tutti i tempi?
Forse la strada più giusta è quella di tentare di studiare il "fenomeno" Fellini nell'ambito della presentazione della sua opera rispetto alla straordinaria ricettività del pubblico di ogni età e dei principali media di tutto il mondo".
Fellini ha rappresentato e rappresenta ancora oggi il mondo dei nostri sogni con uno stile unico e con una fantasia talmente ricca di immaginifiche invenzioni che ci lasciano sempre a bocca aperta.
La sua carriera inizia a Roma da giovanissimo, dove era arrivato dalla nativa Rimini, come disegnatore satirico della rivista Marc'Aurelio e prosegue come collaboratore ad alcuni film di Erminio Macario e scrive anche le battute per gli spettacoli dal vivo di Aldo Fabrizi.
Nel mio libro su Aldo Fabrizi - 1905 - 2005 Arte romana al cinema e in cucina, Fabrizi ricorda:
"Federico a quell'epoca era un ragazzetto che mi aspettava la sera a Piazza Venezia dove c'era un caffè di moda, diciamo, dove andavano Trilussa , Del Pelo, anche noi attori di varietà, e a lui, piaceva stare in mezzo a quest'ambiente.
E siccome poi per combinazione abitavamo tutti e due a San Giovanni, specie nei periodi estivi, camminavamo insieme di notte.
A quell'epoca non c'erano timori di sorprese, di incontri più o meno violenti. Io ero ammaliato dalla cultura di questo capoccione, come lo chiamavo io, e lui si faceva raccontare da me tutti i miei ricordi. Della vita mia, di uomo, di varietà, di tutto, tutti i ricordi, siccome io a quell’epoca, insomma, in scena mi reggevo perché avevo un certo modo di raccontare le cose…
Comunque un’infinità di queste cose lui le h messe nei suoi film, il buon Fellini.
Magari domandandomi il permesso dopo che lo ha fatto. E buonanotte”.

Dopo varie esperienze come co-sceneggiatore ed anche come attore, accanto ad Anna Magnani, nell'episodio Il Miracolo del film L'amore di Roberto Rossellini, Fellini debutta alla regia firmando insieme ad Alberto Lattuada Luci del varietà.
Il suo debutto assoluto come regista è però Lo sceicco bianco interpretato da Alberto Sordi e Leopoldo Trieste, il soggetto ha come co-autore Michelangelo Antonioni e come sceneggiatore Ennio Flaiano, con il quale Fellini avrà un lungo e contrastato sodalizio.
A proposito di Flaiano, per il quale anni fa ho curato uno speciale omaggio, nel mio libro Ennio Flaiano e il cinema erano riportate alcune divertenti lettere che il Maestro Riminese e lo scontroso sceneggiatore si erano scritte, eccone alcuni stralci:

27 Giugno 1956

Caro Enniotto,
ti cerco da tanto tempo ma non ti trovo più. Mi vieni in mente spessissimo specie quando mi guardo allo specchio (ma davvero sai?) e sento il bisogno di una chiacchierata inutile con te, di un giro in macchina di notte, di una confessione sgangherata sugli ultimi guai di questi ultimi tempi.
Ho ricevuto il tuo libro proprio adesso e mi sono commosso. E io che no scrivo mai ti scrivo per dirti che ti voglio bene. E te?
Me ne vuoi sempre?
Tsè domani! Carissimo sciagurato, dove stai? A Fregene?
Perché non mi telefoni tu qualche volta?
Lunedì sera (che sarebbe dopodomani) comincio il film, a Via Veneto, l'uscita dal tabarin con Giulietta e Nazzari.
Arrivo al primo giro di manovella proprio sfinito e svogliato come non mi è successo mai.
Ti confesso che parto allo sbaraglio perché non ho più pensato al film.
Aspettando sempre un nuovo produttore rimandavo tutto, e così quando questo è arrivato sul serio, io mi sono trovato sfiduciato e stanchissimo con la testa vuota.
Come mi piacerebbe stare dentro l'acqua del mare di Fregene con quel commendatore di San Marino che tu hai avuto occasione di conoscere! Ah si come mi piacerebbe!
Bene fratellino mio, copriti non prendere freddo e non deluderti più sul conto mio, tanto sono quasi come te.
Ti abbraccio caro Ennio e cerchiamo di vederci.
Tuo Federico


Fellini continua la sua inarrestabile carriera cinematografica con film come I vitelloni, La strada a cui viene attribuito il premio Oscar come miglior film straniero, Il bidone, Le notti di Cabiria che vince il secondo Oscar.
La dolce vita segna una svolta decisiva nella carriera di Fellini e in qualche modo, non solo rivoluziona i canoni estetici del cinema, ma rappresenta per il Maestro la certificazione di internazionalità assoluta con la Palma d'oro a Cannes e il premio Oscar per i costumi.
Da questa esperienza nasce il grande sodalizio con Marcello Mastroianni, durato moltissimi anni. Marcello scrive con molta ironia così dell'amico Federico:

Fellini mi invitò sulla spiaggia di Fregene per propormi di interpretare La dolce vita, ma io ero intimorito.
Fellini mi disse che De Laurentis proponeva Paul Newman per questo film, ma lui preferiva una faccia più comune, una faccia qualsiasi.
Per darmi un tono gli chiesi se era possibile leggere la sceneggiatura, e Fellini - a questo punto - chiamò Ennio Flaiano che era lì accanto a prendere il fresco sotto l'ombrellone, chiedendogli cortesemente di prendere la sceneggiatura del film. Flaiano si alzò, ritornando poco dopo con una cartella piena di fogli bianchi che porse a Federico con un sorriso ironico.
Soltanto su un foglio era disegnato un uomo che nuotava in mezzo al mare ed aveva un fallo enorme che arrivava fino al fondale, nel quale si muovevano stelle marine, pesciolini ed alghe, come in un musical americano di Esther Williams, e con fanciulle che nuotavano formando un cerchio.
Questo è stato il primo disegno di Fellini che ho visto.
Ci trattenemmo a parlare e poi ci salutammo cordialmente senza nulla di definito.
Poche settimane dopo fui chiamato ed iniziammo le riprese de La dolce vita.
Sono passati trent'anni e posso dire che la conoscenza di Federico è stata una delle cose più importanti della mia esistenza e non mi riferisco solo al fatto di aver lavorato tanto con un regista geniale, che per me è il cinema con la C maiuscola, ma alla fortuna di avere trovato un amico incredibilmente intelligente, capace di capirti e di volerti bene, forse soprattutto per i tuoi limiti e le tue debolezze.
Federico è un amico speciale, disinteressato, di quelli che ti accompagnano per tutta la vita.
È con Otto e mezzo che Fellini firma il suo capolavoro. Il film, che gli fa guadagnare il terzo Premio Oscar, oltre ai toni autobiografici del regista segna indissolubilmente il processo di identificazione regista - attore in cui Marcello Mastroianni si cala in modo magistrale nel personaggio tormentato dell'autore in crisi, non solo da un punto di vista professionale, ma anche da quello di uomo.
Otto e mezzo è sicuramente un'opera d'arte sublime che entra nell'inconscio di Fellini, in ogni inquadratura, immagine, dettaglio. E' un accurato affresco di un'epoca che prende in giro la volgarità dei nuovi ricchi, l'assurdità dell'aristocrazia e la mediocrità della borghesia.
Seguono Giulietta degli spiriti, dove Fellini passa definitivamente dal bianco e nero al colore, anche se c'era stato precedentemente l'ironico e divertente Le tentazioni del dottor Antonio.
La sua filmografia prosegue con film diversi fra loro come Toby Dammit, Fellini Satyricon, I Clowns, Roma, Amarcord, Il Casanova, Prova d'orchestra, La città delle donne, E la nave va, Ginger e Fred, Intervista e da ultimo La voce della luna.
Dopo aver ottenuto il quarto Oscar per Amarcord, Fellini riceve a Los Angeles il suo quinto Oscar, questa volta alla carriera, dalle mani di Sophia Loren con accanto, l'amico di sempre, Marcello Mastroianni e rimane alla storia la sua frase "Ringrazio tutti per l'ambito premio e Giulietta ti prego non piangere".
Nel corso della conferenza stampa ad alcuni giornalisti che gli chiedevano che effetto gli facesse l'aggettivo "felliniano" usato tanto spesso soprattutto in America, il regista rispondeva con la sua solita ironia: “Avevo sempre sognato, da grande, di fare l'aggettivo. Ne sono lusingato. Cosa intendano gli americani con "felliniano" posso immaginarlo: opulento, stravagante, onirico, bizzarro, nevrotico, fregnacciaro. Ecco, fregnacciaro è il termine giusto".
Una volta Fellini ha detto: "Il cinema è il modo più diretto per entrare in competizione con Dio".
Vorrei comunque chiudere con un'affermazione di Fellini che mi sembra più delle altre lo rappresenti:
"Non mi sarei mai aspettato di diventare regista, ma poi dal primo giorno, dalla prima volta che gridai: Motore! Azione! Stop! Mi è sembrato di farlo da sempre, non avrei potuto fare altro, e quello ero io e quella era la mia vita".


…e il sogno continua

di Marco Sani
Presidente Fregene per Fellini

Qualcuno ha chiamato Federico il “Mago di Rimini”, altri il “gran bugiardo”, altri ancora il “sognatore”. È stato paragonato a Picasso, Kafka, Stravinskij. È tra i primi tre cineasti al mondo e i suoi film sono stati e sono punto di riferimento per tutto il mondo che, a vario titolo, si occupa della “settima arte”.
Fellinisti, felliniani e fellinologi hanno steso centinaia di migliaia di pagine per spiegare, illustrare e comprendere il “fenomeno felliniano”.
Per noi resta il “Maestro”, cioè – come scrisse De Amicis - il nome che dopo quello del padre è il più nobile, il più dolce che possa dare un uomo ad un altro uomo.
È colui che “muove”, “organizza”, “stimola” quello che è dentro di noi per permetterci di conoscerlo e, nella comprensione, renderlo vivo. Letture, ricordi, incontri, rabbie, nostalgie, buoni propositi, sdegni, tuffo può essere preso per stimolare e suscitare il riaffiorare di una vena che è sempre la stessa e che nel fluire della sua corrente riporta a galla progetti abbandonati, idee e fantasie dimenticate, fantasmi di antiche immaginazioni, relitti di storie rimaste allo stato di miraggio e di sogno.
È facile affrontare il tema dell' “Autore cinematografico” ma ogni parola in più di quelle già dette e scritte, apparirebbe limitativa.
È un Fellini “persona e anima” che oggi vogliamo ricordare prendendo come stimolo il grande tesoro dell'intimo personale che ci ha lasciato attraverso i suoi sogni, rappresentati e raccolti nel grande “libro dei sogni”, (una specie di diario segreto come disse Zapponi) grazie alla sua innata e prevalente capacità di fissare nel disegno quel mondo poetico che poi avrebbe, in parte, realizzato sullo schermo.
Fellini prende avvio dal presupposto di un vero e proprio debito dell'uomo, e in particolare dell'artista, nei confronti dell'inconscio; parla spesso di psicanalisi, instaurando con essa una specie di dialogo. Ne parla affrontando i temi della sua arte, delle forme della sua ispirazione, di come le sue fantasie e i suoi sogni diventino i suoi film.
“….tra le tante avventure della vita, quella che più di ogni altra vale la pena di affrontare è quella in cui ti tuffa il viaggio nelle tue dimensioni interiori, l'esplorazione della parte sconosciuta di te stesso...”.
Fellini in particolare “ascolta” l'inconscio, cercando di attingervi degli insegnamenti positivi.
Chi ci guida nell'avventura creativa? Com'è potuto accadere? Soltanto la fiducia in qualcosa o qualcuno nascosto dentro di te, qualcuno che conosci poco, che si fa vivo ogni tanto, una tua parte sorniona e sapiente che si è messa a lavorare al posto tuo può avere favorito la misteriosa operazione. Tu l'hai aiutata questa tua parte inconscia dandole fiducia, non contrastandola, lasciando fare a lei.
Avendo avuto fin da ragazzo il dono di affidare al tratto grafico l'impronta viva dei suoi sogni, da adulto ha cercato, come Artista, di realizzare ed interpretare i sogni degli altri uomini.
L'individuo attraverso i sogni esprime quella parte di se stesso più segreta, misteriosa, inesplorata che corrisponde all'inconscio, così la collettività, l'umanità farebbe la stessa cosa attraverso la creazione degli artisti. La produzione artistica cioè, non sarebbe altro che l'unità onirica dell'umanità; il pittore, il poeta, il romanziere e anche il regista risponderebbero a questa funzione, di elaborare, organizzare col proprio talento i contenuti dell'inconscio collettivo, esprimendoli, rivelandoli sulla pagina, sulla tela o sullo schermo.
La sua opera creativa e un po' tutto il suo atteggiamento, improntato a una vaga malinconia, fa comunque trapelare la sorniona curiosità nei confronti della vita che ha contraddistinto la persona e l'artista, in una dicotomia inscindibile.
Incuriosita mestizia che non lo ha abbandonato neppure negli ultimi anni di vita quando, dopo le penose esperienze ospedaliere, ancora pensava di lavorare ad un progetto che aveva come elemento dominante il vissuto della malattia e in particolare sulle strane fantasie e visioni connesse ai suoi ricoveri. “In questo modo – confidò alla Chandler – trasformerò la malattia in qualcosa di positivo anziché di negativo”.
Appare come un riaffacciarsi della sua fissazione-ossessione del viaggio di G. Mastorna che in quei mesi sembra assumere connotati di concretezza quotidiana.
Sono sempre stato affascinato dall’esperienza della semimorte. Sono convinto che molti sperimentino un periodo di coma che tanto prossimo alla morte, da far loro apprendere cosa la morte sia. Mi piacerebbe avere, in prossimità del termine della mia esistenza, questa visione-sogno e poi svegliarmi in modo da poter girare un altro film su questo punto tra la vita e la morte prima di morire sul serio.
Voglio mostrare la Morte come l’ho vista tante volte in sogno. La Morte è una donna.
E’ sempre la stessa, una donna bellissima sulla quarantina. Veste di raso rosso orlato di pizzo nero. Ha capelli chiari, ma non biondi. Una collana di perle, ma un filo solo, un girocollo. E’ alta, snella, leggiadra, serena, fiduciosa. Non è preoccupata del proprio aspetto. E’ molto intelligente: la sua caratteristica dominante. Lo si vede dal viso, lo si vede dai suoi occhi. Non son occhi vuoti come spesso si vede, in loro arde una specie di luce. Lei vede tutto. La Morte è molto viva.
In questo ossimoro si identifica lo sguardo magicamente immaginativo e, allo stesso tempo terribilmente lucido (Kundera) di Fellini che si avvicina con tenera ironia o con disperante desolazione alle persone, alle loro storie, ai loro contesti per affrontare la dolorosa fatica di raccontare la confusione che c’è dentro di noi (Guido in 8 ½), perché essa è la nostra grande nemica (Ginger e Fred).

Il Maestro ci ha raccontato i suoi sogni conservando una capacità introspettiva autoironica, senza mai peccare di manierismo e riuscendo a condurre lo spettatore oltre la scena attraverso i simbolismi, forse sconcertandolo, ma suscitando emozioni nascoste che lo avrebbero portato a “capire”.
“Capire” la Società con le sue contraddizioni, illuminare il vuoto con immagini piene di colore e movimento, convertire ini una storia che non riflette la realtà quella rappresentazione che è parte della realtà.
“Ciò che mi sta più a cuore è la liberta dell’uomo, la liberazione dell’individuo dalla ragnatela di convenzioni morali e sociali nelle quali crede, o meglio, pensa di credere, e che in realtà lo serrano, lo limitano e lo rendono ristretto…”.